Senin, 10 Oktober 2011

Biografia di Michelangelo Buonarroti (1475 – 1564)

Biografia di Michelangelo Buonarroti
(1475 – 1564)
portrait of 
Michelangelo Buonarroti
Figlio di Ludovico Buonarroti Simoni e Francesca di Neri, Michelangelo nasce il 6 marzo del 1475 a Caprese, in provincia d’Arezzo. La nascita a Caprese avviene casualmente, a causa dell’impegno come magistrato podestarile di Ludovico. Pochi mesi dopo la sua nascita, la famiglia rientra a Settignano, sui colli fiorentini. Il padre affida il figlio all’educazione umanistica da parte di Francesco da Urbino.
Michelangelo dimostra presto inclinazione per l’arte, stringe amicizia con Francesco Granacci e, nonostante la contrarietà paterna, entra nella scuola del Ghirlandaio a Firenze. Qui si trova ancora nel 1488, con un contratto che lo obbligherebbe a rimanere per altri tre anni. Michelangelo, però, rompe l’impegno ed aderisce alla libera scuola di scultura e di copia dall’antico, voluta da Lorenzo de’ Medici nei giardini di San Marco. Il mecenate fiorentino non tarda a notare il talento di Michelangelo e lo accoglie nel suo palazzo. E’ qui che il giovane Buonarroti incontra illustri personaggi della cultura umanista quali Angelo Poliziano, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola.
Per la corte medicea realizza le prime sculture, “La battaglia dei Centauri”, la “Madonna della scala”. Poco prima della caduta dei Medici, nel 1494, forse avendo dato credito alle voci sul prossimo declino della potente famiglia fiorentina, Michelangelo lascia Firenze.
Dopo una breve tappa a Venezia, si reca a Bologna ove rimane per un anno, ospite di Gianfranco Aldovrandi. Qui attende alla scultura dell’arca di San Domenico e si dedica a studi di letteratura. Per breve tempo torna a Firenze (la Repubblica Fiorentina è stata restaurata): qui segue le predicazioni del Savonarola. Nel 1496 si reca a Roma, dove gode della protezione di Jacopo Galli, compratore di una sua opera, il “Bacco marmoreo”.
Nel 1498, Michelangelo ottiene la sua prima importante commissione. Si tratta della “Pietà”, oggi in San Pietro. Nel 1501 inizia un periodo d’intensa attività: è a Firenze, dove attende al “David”, che nel 1504 si ergerà in Piazza della Signoria. Nel frattempo segue il progetto degli “Apostoli” per il Duomo e si dedica ad opere di pittura. Pier Soderini, Gonfaloniere di Firenze, gli commissiona la “Battaglia di Cascina” ed il “Tondo Doni”.
Nel 1504, Papa Giulio II lo chiama a Roma per realizzare il suo monumento funebre. Michelangelo non porterà mai del tutto a termine il progetto, riveduto rispetto a quello iniziale dagli eredi del Pontefice e di questa “tragedia sepolcrale”, come suole definirla, si rammaricherà fino alla fine.
Nel maggio del 1508, dopo un periodo di lunghe liti, finalmente firma il contratto con Giulio II per il suo capolavoro, la “Cappella Sistina”. Michelangelo - che si sposta di continuo tra Roma, Firenze e Carrara, dove controlla personalmente il marmo per le sue opere - accantona tutto e si dedica alla cappella ininterrottamente fino al 1512. Il monumento funebre del Papa è ancora in corso, il maestro ne realizza alcune parti: i “Prigioni” e il “Mosè”.
E’ il 1524, quando Clemente VII è il nuovo papa del casato mediceo e commissiona al Buonarroti la “Biblioteca Laurenziana” e la continuazione delle tombe papali, iniziate nel 1521 e finite nel 1534. Nel settembre di quello stesso anno, Michelangelo riesce ad ottenere l’incarico per il “Giudizio Universale” nella Cappella Sistina, che porta a termine nel 1541, suscitando consensi e polemiche. In questi anni Michelangelo è stabilmente a Roma e si lega d’amicizia con Tommaso de’ Cavalieri, con cui scambia lettere e al quale dedica disegni e poesie. C’è anche un amore nella sua vita con la marchesa di Pescara, Vittoria Colonna, vicina agli avvenimenti della Riforma e alle idee del Valdes, cui anche il maestro si accosta.
Fino al 1550 attende agli affreschi della Cappella Paolina in Vaticano e svolge lavori come architetto, da Palazzo Farnese alla risistemazione del Campidoglio, fino ai lavori imponenti per San Pietro, a capo della cui fabbrica lo vuole Papa Paolo III. Nel frattempo realizza altre sculture: la “Pietà Rondanini”, la “Pietà” del Duomo di Firenze.
Muore il 18 febbraio del 1564 avendo fatto testamento, secondo quanto riportato dal Vasari “di tre parole, che lasciava l’anima sua nelle mani di Dio, il suo corpo alla terra, e la roba a’ parenti più prossimi”.

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